Profumo d’autunno

Quando ero piccola la mia stagione preferita era l’autunno.
Oggi no, l’autunno ci assomiglia troppo, a me a mio marito, ai nostri amici. Ora prediligo la primavera da cui traggo l’energia necessaria se non per correre, almeno per camminare di buon passo.
Da bambina invece l’autunno aveva per me un fascino straordinario.
Iniziavano le scuole e i libri e i quaderni, pronti da scoprire, erano ancora lisci, profumati e senza “orecchie”.
Era il tempo di nuova magica frutta che, priva dell’odierna omogeneità stagionale, arrivava ogni anno come un dono prezioso, nuovo ed atteso: uva bianca, uva nera, noci, cachi, castagne, pere.
I sandaletti ormai consunti e i prendisoli striminziti lasciavano il posto a due nuove gonne a due nuovi maglioncini e alle scarpe marroni con i lacci e la para.
Era giusto una sera di fine settembre, non era ancora buio e all’orizzonte d’occidente, dove si guardava per indovinare il tempo dell’indomani, una larga striscia di sereno luccicava di arancio e azzurro. L’aria fresca e pungente accelerava il mio passo mentre le finestre delle case si illuminavano a testimoniare la vita che in esse si stava accendendo.
Abitavo in una vecchia casa del centro storico con una lunga scala buia che affrontavo sempre cantando per esorcizzare la paura.
Arrivata a metà qualcosa mi invase, qualcosa di nuovo e di antico, mi fermai e trattenni il respiro: non potevo sbagliare, era il profumo del fuoco e della polenta!
A cena io e la nonna l’avremmo mangiata col burro e il formaggio (così veniva chiamato a casa mia il parmigiano, formaggio per eccellenza), il papà e la mamma con la saracca alla brace.
Ora sì che era autunno, ora sì che avrei ripreso la mia cartella, la gonna scozzese e presto anche il berretto di lana!
Questa sera la polenta e domani una patata americana: non è questa la felicità?

Luisella

Ricetta

Ingredienti: Acqua; Farina gialla fioretto 2/3; Granisello 1/3

Pesare l’acqua e la farina è una operazione perfettamente inutile ed anzi, a volte, controproducente perché la quantità di acqua cambia a seconda del tipo di farina. Occorre, ahimè, andare a occhio. Scegliere un tegame la cui capacità corrisponda alla quantità di polenta che vogliamo cucinare. Dimenticando il paiolo di rame che veniva usato per la cottura nel camino e pensando di preparare la nostra polenta su un normale fornello a gas, il tegame dovrà avere un fondo molto spesso. Riempire il tegame di acqua fino a una altezza di circa tre/quarti. Portare a ebollizione e salare. Non troppo, la polenta è buona un po’ insipidina. Tenendo il fuoco acceso in modo che l’acqua continui a bollire allegramente versare il granisello a pioggia con l’aiuto di uno strumento adatto. Lo strumento può essere l’apposita frusta, un paio di forchette o, come uso io, un rametto di una pianta con la biforcazione a tre (come una fionda triforcuta). L’operazione di inserimento della farina è la più delicata perché è proprio in quel momento che si formano i famigerati grumi (altrimenti detti malocchi) che non riusciremo più ad eliminare. La farina deve cadere con delicatezza e velocità. Quanta farina dobbiamo mettere? Decidiamo prima se per la successiva cottura vogliamo tenere il tegame coperto o scoperto. Se decidiamo per il tegame coperto dovremo raggiungere fin da subito una consistenza piuttosto elevata perché l’evaporazione sarà minima, se invece optiamo per il tegame scoperto dovremo fermarci a una consistenza più morbida che si farà più soda con l’evaporazione. Lasciare bollire il granisello per 10/15 minuti poi versare con gli stessi accorgimenti il fioretto. Se abbiamo il tegame coperto la polenta dovrà essere mescolata ogni tanto ed energicamente (ogni 8/10 minuti), se invece abbiamo il tegame scoperto essa dovrà essere mescolata molto spesso, pressochè continuamente. Tempo di cottura totale in entrambi i casi: 50 minuti. Versare la polenta su un tagliere preventivamente bagnato con acqua e lasciare indurire. Se la vostra polenta si taglierà a fette con un filo (un filo un po’ grosso, da ricamo) vorrà dire che siete state brave!