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Limoncino di zia Maria

ricetta limoncino

Una delle presenze significative della famiglia di mio padre era la zia Maria, la sorella più anziana di mia nonna, nata nel 1902 in un piccolo paese della provincia bergamasca. Come tutte le sue sorelle, aveva studiato e si era diplomata all’istituto magistrale, ma a differenza delle altre, essendo l’unica che non si era sposata, fece per più di quarant’anni la maestra elementare nel suo paese. Quando andò in pensione trascorreva gli inverni a Bergamo e le estati nella casa di famiglia del paese.

Durante i mesi estivi, ogni pomeriggio, il salottino sotto il portico di quella casa si animava, tutti gli ex-alunni passavano a salutarla, non solo quelli che abitavano ancora vicini, ma anche coloro che vivevano lontano e avevano intrapreso professioni importanti; non c’era bisogno di telefonate di preavviso o di fissare appuntamenti, il portone di quella casa si apriva a tutti. La zia ricambiava l’affetto e la gentilezza di tutte quelle persone, non facendo mai mancare qualcosa da bere, del vino appena spillato dalle botti in cantina; ma la specialità della casa era un liquore da lei chiamato Limoncina. Veniva offerto, a seconda dell’età e del sesso degli ospiti, schietto o come sciroppo per dare colore e sapore ad un bicchiere di acqua.

Sin da bambina, quel liquore, di un particolarissimo colore verde, ha sempre attirato la mia attenzione ma solo con la maggiore età mi è stato concesso di gustarlo! La zia donò la ricetta a mia madre e anche una pianta di “limoncino”, ma sul balcone di casa a Modena, la pianta morì. In casa a volte si scherzava dicendo che quella pianta aveva bisogno delle cure della zia e dell’aria della collina bergamasca, a Modena non poteva sopravvivere!

Quando la zia e la mamma morirono, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, erano i primi anni novanta e io ero ormai una ragazza. Così le nostre frequentazioni nel paese natale del papà si diradarono e quella ricetta rimase chiusa nel ricettario di famiglia.

Passarono gli anni e un’estate quasi per caso, nel giardino della casa dei miei suoceri ritrovai quel profumo e quella pianta, mi dissero che a Modena viene chiamata “erba Luigia”.

Da allora, a fine estate raccolgo le foglie e preparo quel liquore, e a Natale lo distribuisco a parenti e amici. Insieme a quel sapore mi sembra di regalare l’affetto e il calore che la zia Maria ha saputo trasmettere a tutti, compresi i suoi scolari, come diceva lei.

Vittorina

Ricetta.

Ingredienti:

  • 75 foglie di limoncina
  • la scorza di un limone
  • 2,5 hg di alcool
  • 2,5 hg di zucchero
  • 2,5 hg di acqua.

Si mettono a macerare le foglie di limoncina e la scorza di limone nell’alcool per 40 giorni. Si prepara lo sciroppo facendo bollire l’acqua e lo zucchero. Si lascia raffreddare e si unisce all’alcool, lasciando riposare almeno 2 settimane. Si filtra ed è pronto.

Il risveglio. Lo zabaione

Alberta e Rina_ Zabaione

Era sempre difficile cedere al sonno a cui mi obbligava mia madre nei pomeriggi d’estate.
Non si scappava dal ‘riposino’ pomeridiano.
Andavo sempre malvolentieri, a volte entravo nel letto imbronciata e lo dimostravo mettendomi distesa sul letto nel punto più lontano e opposto a lei, proprio sul bordo del materasso, rischiando di cadere, come a dirle che non le volevo più bene, perché il ‘riposino’ non lo volevo fare.

Immersa nel silenzio, nella penombra della stanza rischiarata soltanto dalla luce che attraversava le ultime bacchette delle tapparelle, il sonno comunque mi prendeva.

Al risveglio mi ritrovavo da sola. Dalla porta ancora chiusa i rumori di faccende domestiche indicavano il percorso verso il cucinotto dove mia madre di spalle mi veniva incontro per sollevarmi così che io potessi fare un’ultima coccola tra le sue braccia.
Poi mi appoggiava sul tavolo di formica che stava proprio di fronte al lavandino. Seduta così in alto scorgevo dalla finestra i campi e la luce del pomeriggio che indicava ancora ore a disposizione per giocare con i bambini del condominio.
Dal frigorifero prendeva un uovo, lo rompeva colpendo il bordo del lavandino, solo il tuorlo sarebbe sceso lentamente nel bicchiere ricoperto subito da una montagnola di zucchero.
E via ! a girare vorticosamente finché tutto lo zucchero non si fosse ben amalgamato e sciolto fino a diventare una morbida crema gialla.
Lo zabaione era la mia prima merenda, la più ‘dolce’ che io ricordi.
Potevo scegliere altre merende come il pane e marmellata, pane burro e zucchero, ma la più dolce di tutte era lo zabaione del risveglio.

Alberta

Ricetta

  • rompere il guscio di 1 uovo di gallina
  • separare l’albume dal tuorlo
  • ricoprire di un cucchiaio di zucchero il tuorlo, già collocato in una tazza
  • mescolare velocemente finché non si ottenga una crema, finché lo zucchero non si sia sciolto