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Lo zabajone della bisnonna

La bisnonna Caterina era una donna di una volta, con i capelli sempre raccolti in una crocchia, sempre con un vestito nero, sempre col grembiule da cucina indosso. Non era favorevole alle smancerie con noi nipoti: “niente baci che diventate brutti” – diceva. Poche carezze, pochi sorrisi. Però lei sapeva sempre cosa fare in ogni occasione: era lei che faceva da mangiare per tutti, era lei che curava gli ammalati con cibi e bevande preparati appositamente, era lei , persino, che toglieva i denti dondolanti dei bambini. In casa c’era sempre profumo di qualcosa, una pentola che bolliva, un fuoco acceso. Ma la vera festa era quando qualcuno era influenzato o semplicemente inappetente… perchè la bisnonna in quell’occasione preparava lo zabajone. Si faceva portare le uova fresche dalla sua amica che veniva appositamente da Nonantola, apriva il barattolo dello zucchero… ed era un evento perché lo zucchero costava e non si usava tanto spesso… si sentivano le forchette sbattere contro la ciotola  gialla e compariva anche la bottiglia di Marsala usata appositamente per i dolci di Natale. Poco dopo, con uno dei suoi rari sorrisi e che si riservava solo in queste occasioni, ci dava una ciotolina di zabaione, ancora tiepido. E miracolosamente le forze tornavano.

Rossana

Ricetta

Ingredienti: 4 tuorli freschi, 80 gr di zucchero, un bicchierino di Marsala

Montare i tuorli con lo zucchero finchè non si ottiene una crema quasi bianca e abbastanza ferma. Aggiungere lentamente il Marsala incorporandolo per bene. Cuocere a bagnomaria per una decina di minuti mescolando continuamente, almeno finchè non si ottiene una crema densa e senza grumi. Servire tiepido con qualche biscotto.

Il risveglio. Lo zabaione

Alberta e Rina_ Zabaione

Era sempre difficile cedere al sonno a cui mi obbligava mia madre nei pomeriggi d’estate.
Non si scappava dal ‘riposino’ pomeridiano.
Andavo sempre malvolentieri, a volte entravo nel letto imbronciata e lo dimostravo mettendomi distesa sul letto nel punto più lontano e opposto a lei, proprio sul bordo del materasso, rischiando di cadere, come a dirle che non le volevo più bene, perché il ‘riposino’ non lo volevo fare.

Immersa nel silenzio, nella penombra della stanza rischiarata soltanto dalla luce che attraversava le ultime bacchette delle tapparelle, il sonno comunque mi prendeva.

Al risveglio mi ritrovavo da sola. Dalla porta ancora chiusa i rumori di faccende domestiche indicavano il percorso verso il cucinotto dove mia madre di spalle mi veniva incontro per sollevarmi così che io potessi fare un’ultima coccola tra le sue braccia.
Poi mi appoggiava sul tavolo di formica che stava proprio di fronte al lavandino. Seduta così in alto scorgevo dalla finestra i campi e la luce del pomeriggio che indicava ancora ore a disposizione per giocare con i bambini del condominio.
Dal frigorifero prendeva un uovo, lo rompeva colpendo il bordo del lavandino, solo il tuorlo sarebbe sceso lentamente nel bicchiere ricoperto subito da una montagnola di zucchero.
E via ! a girare vorticosamente finché tutto lo zucchero non si fosse ben amalgamato e sciolto fino a diventare una morbida crema gialla.
Lo zabaione era la mia prima merenda, la più ‘dolce’ che io ricordi.
Potevo scegliere altre merende come il pane e marmellata, pane burro e zucchero, ma la più dolce di tutte era lo zabaione del risveglio.

Alberta

Ricetta

  • rompere il guscio di 1 uovo di gallina
  • separare l’albume dal tuorlo
  • ricoprire di un cucchiaio di zucchero il tuorlo, già collocato in una tazza
  • mescolare velocemente finché non si ottenga una crema, finché lo zucchero non si sia sciolto